Accompagnamento per anziani: a chi spetta?


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L’assegno di accompagnamento (o indennità di accompagnamento) è una prestazione economica erogata dall’INPS a sostegno di quanti presentino consistenti necessità di assistenza nello svolgimento della vita quotidiana e nella mobilità

Sappiamo come la contorta burocrazia e la scarsa accessibilità del linguaggio “giuridico” possano far apparire requisiti e procedure più complessi di quanto siano. Cercheremo dunque di fare chiarezza, semplificando e cercando di risolvere qualche dubbio!

A chi spetta l’accompagnamento per anziani? 

Il primo requisito essenziale, per poter ricevere l’assegno di accompagnamento è essere residenti in Italia e avere cittadinanza italiana o europea, oppure un permesso di soggiorno regolare, anche di breve periodo, se si ha cittadinanza extra-europea.


L’assegno di accompagnamento solitamente spetta a chi ha un’invalidità totale e permanente convalidata (del 100%), che mina la capacità di lavorare. Tuttavia, per chi ha più di 67 anni e, dunque, non è più considerato in età lavorativa, l’assegno di accompagnamento spetta quando si è ritenuti non in grado di svolgere le funzioni e i compiti consueti per tale età. In questo senso, dunque, la persona che lo richiede deve necessitare dell’aiuto fisico di un’altra persona, per camminare e svolgere le azioni quotidiane. 

Informazioni su Accompagnamento per Anziani

L’accompagnamento per le persone anziane, dunque, non spetta a tutte indistintamente.

Per prima cosa, bisogna rispondere a una di queste condizioni:

  • essere cittadini italiani;
  • essere cittadini stranieri dell’Unione Europea, iscritti all’anagrafe del comune di residenza;
  • essere cittadini stranieri extracomunitari con permesso di soggiorno di almeno un anno;
  • avere residenza stabile e abituale sul territorio nazionale.

Se il proprio status risponde a una di queste possibilità, la prima variabile da prendere in considerazione è l’età. Se si hanno meno di 67 anni, si viene considerati, per legge, “capaci di lavorare”. Per questo motivo, è necessario ricevere l’invalidità al 100% che dimostri la riduzione della propria capacità di svolgere l’attività lavorativa.


Per chi ha più di 67, invece, non è più necessario avere un’invalidità totale ed è sufficiente dimostrare di non essere in grado di camminare e svolgere gli “atti quotidiani” in modo autonomo; questo almeno in teoria (vedremo perché tra un attimo!). 

Intanto, cosa si intende per “atti quotidiani”? 

Stando alla circolare  del Ministero del Tesoro (n.12 del 27 maggio 1992) -puoi trovare il testo originale della circolare qui- si tratta di: 

  • Vestirsi; 
  • Prepararsi da mangiare e nutrirsi; 
  • Provvedere alla propria igiene personale; 
  • Provvedere all’espletamento dei bisogni fisiologici (come utilizzare il bagno); 
  • Spostarsi per raggiungere supermercati e negozi per gli acquisti necessari; 
  • Essere in grado di chiamare i soccorsi; 
  • Riuscire a occuparsi delle faccende domestiche; 
  • Essere in grado di procurarsi ozi e svaghi, come accendere la tv o prendere un libro, muovendosi per casa;
  • etc.

Sebbene i requisiti siano dunque l’incapacità di deambulazione e la necessità di assistenza continua nelle azioni quotidiane, una sentenza del 2004 della Corte di Cassazione ci permette di reinterpretare questa indicazione. La sentenza, emessa in risposta a un rifiuto del Ministero del Tesoro di versare un’indennità di accompagnamento a una persona parzialmente autosufficiente, ha infatti creato un precedente

Per questa ragione, ad oggi, non dobbiamo pensare che chi richiede l’assegno di accompagnamento debba essere totalmente non in grado di provvedere a se stesso, ma che abbia “semplicemente” delle consistenti difficoltà nella vita domestica e negli spostamenti fuori casa. 

Un altro requisito fondamentale è che la persona interessata non sia ricoverata a lungo termine, compresi ricoveri in reparti di riabilitazione o lungodegenza, a carico dello Stato. Questo significa che l’assegno di accompagnamento è incompatibile con un ricovero e non può essere ricevuto fino al momento della dimissione. Al tempo stesso, significa anche che INPS deve essere informata qualora si verifichino eventuali ricoveri, così da poter ridurre il contributo in modo proporzionale. A meno che non si tratti di day hospital o di ricoveri di breve durata e non connessi con il motivo dell’invalidità, questi devono essere dichiarati all’INPS, entro il 31 marzo di ogni anno, attraverso il modello ICRIC (link alla prestazione sul sito INPS) (tienilo a mente, ne riparliamo tra poco!).

Come ottenere l’accompagnamento per anziani? 

Come abbiamo detto, la prima cosa a cui pensare, se la persona interessata ha meno di 67 anni, è la verifica di uno dei requisiti fondamentali: dimostrare l’inabilità al 100% della stessa. Questo procedimento avviene in due fasi: la prima consiste nell’ accertamento sanitario, la seconda nella verifica dei requisiti socio-economici, tramite modulo AP70. 

come ottenere accompagnamento anziani

Vediamolo nel dettaglio: come si ottiene l’invalidità civile al 100%?
Al fine di ottenere lo stato di invalidità civile bisogna innanzitutto soddisfare i requisiti sanitari. Per poter presentare la domanda di “accertamento sanitario” è necessario fare visita al proprio medico di medicina generale (ovvero il medico di base) affinché rilasci un certificato introduttivo nel quale venga indicata l’impossibilità della persona ad adempiere a tutte le azioni quotidiane (di cui sopra) in modo autonomo. Specificando, dunque, la necessità di una continua assistenza da parte di terze persone. Insieme al certificato, il medico fornirà anche un codice da inserire nella domanda da inoltrare all’INPS. 

A questo punto l’invalidità deve essere certificata da parte di una commissione medico-legale, presso le ASL o direttamente all’INPS. In alternativa, qualora la persona non possa essere trasportata, si può richiedere una visita a domicilio, almeno 5 giorni prima dell’appuntamento che verrà proposto. 

Una volta verificati i requisiti sanitari e ricevuto il verbale di invalidità (con percentuale proporzionale ad essa), è necessario provvedere alla verifica dei requisiti socio-economici e reddituali, attraverso la compilazione del modulo AP70 (lo puoi scaricare qui). 

Entrambe le procedure possono essere effettuate tramite il portale INPS (accedendovi ad esempio tramite SPID), oppure attraverso enti di patronato.

Se la persona interessata ha più di 67 anni, è possibile beneficiare di una procedura semplificata, una novità degli ultimi anni messa a disposizione dall’INPS. Questa permette di accorciare l’iter presentando contemporaneamente la richiesta di invalidità e quella di verifica dei requisiti socio-economici, dichiarando fin da subito i dati richiesti dal modello AP70  (che abbiamo menzionato poco fa). Tra questi dati troviamo i dati anagrafici, i recapiti, i dati del/la coniuge, i ricoveri eventuali, la delega alla riscossione da parte di un terzo e la preferenza sulle modalità attraverso cui ricevere il contributo economico.  

Quanto tempo passa per avere l’accompagnamento? 

A questo punto, una volta concluse le procedure e accertati i requisiti sanitari e amministrativi, l’indennità verrà corrisposta -in modo automatico e secondo le preferenze espresse- a partire dal primo giorno del mese successivo alla data in cui la domanda è stata presentata.  


A Quanto ammonta Assegno Accompagnamento? 

L’importo è spesso soggetto a modifiche, di anno in anno, ma ad oggi (gennaio 2021) si aggira intorno ai 520 euro.
Vi sono diverse modalità attraverso le quali riscuotere l’indennità, scelte e indicate in fase di richiesta (proprio durante la fase della verifica dei requisiti socio-economici, con il modello AP70). Si può scegliere di ricevere il contributo attraverso Poste Italiane o tramite la banca, indicando l’ufficio specifico di preferenza e le modalità di pagamento (contanti, versamento sul conto corrente o su un libretto). 

Il contributo economico verrà corrisposto per 12 mensilità a partire dal primo giorno del mese successivo. Ricorda che, in caso di ricoveri in strutture a carico dello Stato superiori a 29 giorni, non si riceverà l’assegno di accompagnamento del relativo periodo.  

L’indennità di accompagnamento è inoltre compatibile e cumulabile con la pensione di invalidità, con le pensioni e le indennità di accompagnamento per i ciechi totali o parziali. 

Quali sono gli obblighi di chi riceve l’indennità e di chi assiste?

Come precedentemente accennato, ogni anno, entro il 31 marzo è obbligatorio presentare all’INPS il modello ICRIC. Questa dichiarazione di responsabilità serve, di fatto, a rinnovare la domanda di assegno di accompagnamento e a dichiarare il permanere dell’invalidità. 

È fondamentale, poi, che nel modello ICRIC si indichi se vi sono stati ricoveri di un periodo superiore a 29 giorni, in reparti di riabilitazione o lungodegenza, a carico dello Stato. In questo modo, le spese di fatto già sostenute dallo Stato verranno sottratte al contributo economico. 

Tolto questo e ciò che riguarda procedure e burocrazia, non vi sono obblighi formali né per chi riceve l’assegno di accompagnamento, né per chi assiste. 

Dunque, non è obbligatorio vivere insieme a un assistente personale (si può vivere da soli); non è obbligatorio essere accompagnati da qualcuno ogni volta che si esce di casa. 

Conclusione

Abbiamo visto quali sono i requisiti sanitari e ne abbiamo compreso i limiti interpretativi, abbiamo guardato nel dettaglio come fare domanda e come l’età della persona interessata sia un distinguo importantissimo nella modalità di accesso.
La burocrazia può essere spaventosa ma, per fortuna, negli ultimi anni molte procedure si sono semplificate, grazie alla digitalizzazione. Tuttavia, se ritieni che proprio quest’ultima possa rendere le cose per te più difficili, ti consigliamo di farti accompagnare nel procedimento da un Patronato, oltre che chiedere consiglio al medico di base di riferimento. 

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